Nella pratica tra pensiero e progetto, siamo spesso chiamati a ricomporre parti, a rileggere frammenti da risignificare e tessere – tra loro – una nuova rete di funzionamenti e di relazioni. L’immagine che si ricompone abbandona i limiti del passato e si fluidifica nella condizione contemporanea, a partire dal tempo che eredita dal presente, senza cancellarne l’accaduto. In queste strutture temporali si rintracciano radici e significati che tengono insieme lo spazio e il tempo. Un multiversum, una visione “dialettica a più strati” composta da differenti “dislivelli spaziali e temporali”, regolati da tempi plurali e ritmi della natura, della storia e dell’attività dell’uomo. Alcuni corpi hanno come dote una predisposizione della struttura dello spazio al mutamento: una metamorfosi che si attiva senza stravolgere il senso più profondo originario e senza scardinarne i propri caratteri identitari, come innata propensione alla trasmutazione del corpo, legata alla capacità dello spazio e della materia di accogliere le modificazioni. Rappresentano delle possibili metasemie dello spazio, nel tempo. Questo è il caso dell’ex Monastero benedettino di San Nicolò l’Arena a Catania, nel progetto di Giancarlo De Carlo.
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