Questo libro origina dall’aspirazione a contribuire al formarsi di una lingua comune, capace di gettare ponti di comprensione tra i diversi attori preposti alla gestione del patrimonio. Perché l’insieme delle voci dei soggetti coinvolti non produca una cacofonia, bisognerà lavorare per costruire una lingua condivisa. Una lingua capace di esprimere posizioni generali, seppur differenziate per disciplina. Una lingua, in breve, capace di sviluppare parole che tutti possiamo comprendere e usare, pur nelle rispettive accentuazioni. Il libro costituisce anche il tentativo di inquadrare alcune aporie che hanno determinato la condizione di stallo corrente, in materia di gestione di beni culturali; aporie che riguardano alcuni concetti chiave quali: il nuovo, il patrimonio, la storia, e infine i valori che attribuiamo alle cose che ci vengono dal passato. Il testo è concepito in forma di successione di brevi capitoli che possono essere letti autonomamente, e per questo motivo ognuno di essi è strutturato in modo da sviluppare una tesi in sé parzialmente definita. Nondimeno, essi possono essere meglio letti in sequenza, percorrendo tutti i passaggi che aiutano a configurare i presupposti per approcciare un profondo cambio di mentalità, condizione necessaria per rimettere al centro della scena una rinnovata cultura del progetto.
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