Ho cercato nel corso di questi anni di esercitare il mestiere dignitosamente nel tentativo di mettere in opera quello che qui suggerisco come "costruire senza il verbo avere"; se rivolgo poi lo sguardo all'indietro alle cose fatte ed alla ricerca di senso prodotta, vedo e riconosco le "sterpaglie" cresciute nel mio piccolo campo come opere di un raccoglitore (saccheggiatore) di frammenti, di un onesto "bricoleur". E' così che ho sempre inteso il mio lavoro, come continua messa in opera di frammenti, frammenti già dati, ricomposti e alcune volte ordinati; credo che questo atteggiamento provenga dalla mia formazione di autodidatta e dall'insofferenza verso le concettualizzazioni, e anche riconosco, dall'ostinato tentativo di pervenire alla "giusta intuizione"; per cui forse, il procedere per strappi, da "ladro" trova la misura nelle parole del Maestro Engaku Taino: "Ruba pure quello che vuoi, ti appartiene", ed il "rubare" credo stia tutto nella nostra condizione umana.
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