“Quando un’opera raggiunge il suo massimo d’intensità”, scriveva Le Corbusier, “si produce un fenomeno di spazio indicibile”. Sembra quindi che la qualità ultima dell’architettura risieda nella resistenza alla descrizione. Tuttavia, per dirci questo e molto altro, il maestro svizzero ha pubblicato più di quaranta libri e la sua formula così convincente nel sostenere l’ineffabile mostra anche quanto il racconto sia capace di coglierlo. Parole e cose, architettura e comunicazione, intrattengono intense relazioni, soprattutto in un momento dominato da sempre più potenti mezzi informativi. Questo breve saggio s’interroga sulle molteplici intersezioni tra progetto e narrativa: sull’architettura “parlante”; sulla sua potenziale sostituzione da parte di mezzi più efficaci; sui paradossi della sua descrizione; sui processi che connettono i molteplici protagonisti di una realizzazione; sulla capacità del racconto di cambiare la percezione collettiva e di rendere possibili approcci innovativi…
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